Via Mazzini o Piazza Garibaldi
Decisamente meglio Piazza Garibaldi!
Recentemente ho terminato la lettura di “La giovine Italia” di Mazzini, una raccolta di articoli dello stesso autore, apparsi per la prima volta sulla omonima rivista, la “Giovine Italia”.
Onestamente speravo di trovare una qualche epigrafe per la mia epitome ma anche concetti interessanti, programmatici, su come dovrebbe essere riformata l’Italia, quali fossero i suoi problemi e le possibile soluzioni. Insomma mi aspettavo una serie di argomentazioni razionali dei meriti della repubblica e dell’unità italiana: poi, come mio solito, avrei avuto da ridire su molti di questi ma dalla critica costruttiva probabilmente ne sarebbe uscito qualcosa di buono.
Invece no: è tutta fuffa, super fuffa, ottocentesca: non una singola motivazione razionale ma solo appelli ai sentimenti, a seguire lo “spirito del tempo”, all’inevitabile trionfo della libertà, al dovere e all’onore di sacrificarsi per la patria e roba del genere.
Forse davvero in quel periodo, almeno in Italia, era forte l’ideologia romantica che non abbisognava di ragioni ma solo di ideali: il mio ideale della repubblica è migliore dell’ideale della monarchia e allora bisogna tutti essere per la prima e contro la seconda.
Mi si potrebbe obiettare “Ma povero Mazzini: gli articoli che scriveva sulla sua rivista volevano solo spronare i giovani alla ribellione per l’unità italiana! Di sicuro avrà scritto altro con i suoi obiettivi e ragioni chiaramente delineati!”. Non lo so, suppongo che sia possibile, però uno degli articoli traduce in italiano un lungo discorso, anzi la deposizione al processo, di un rivoluzionario francese: e qui abbiamo un sacco di idee concrete su come dovrebbe essere la Francia del futuro e perché. Mi chiedo quindi: se anche Mazzini aveva in mente idee simili perché non ha pubblicato direttamente le proprie invece di riportare quelle del collega francese?
Finito Mazzini sono passato a Garibaldi, col suo “I mille”, con scarsa aspettativa. Invece già nella prefazione dell’autore mi sono entusiasmato: questa è una persona concreta e razionale con le idee chiare e oggettive che ha capito bene gli equilibri del tempo, con una chiara percezione delle debolezze e dei limiti umani e sul loro impatto nella vita civile. Ho la netta sensazione, tanta acuta è la sua comprensione, che Garibaldi ai giorni nostri vedrebbe altrettanto chiaramente i vizi e le ingiustizie anche dell’attuale società moderna. Epigrafi molteplici.
Che poi si capisce che un buon generale debba essere lucido e oggettivo senza farsi distrarre o confondere dalle chiacchiere ideologiche e, chiaramente, Garibaldi è stato un grande generale…
Mi chiedo cosa Garibaldi pensasse di Mazzini: ho un vago ricordo, forse di un video di Barbero, che non gli piacesse ma forse mi sbaglio… chiedo al volo a chatGPT… ecco la sua sintesi finale: «Garibaldi pensava che Mazzini fosse un uomo di altissimi ideali e straordinaria rettitudine morale, ma politicamente utopista e rigido, incapace di adattarsi alle esigenze pratiche del processo di unificazione nazionale.»… si mi torna con quanto ho letto: un paio di volte, senza accennare a Mazzini, Garibaldi ribadisce l’importanza del pragmatismo e la monarchia come mezzo per arrivare all’unità italiana…
Beh, almeno Garibaldi riconosce a Mazzini la buona fede, e in effetti se sei in esilio all’estero e ti dedichi anima e corpo, senza arricchirti, a una missione ideale potrai anche essere inconcludente ma almeno lo sei per motivi validi…
Di tutti i concetti accennati da Garibaldi uno mi è rimasto particolarmente impresso: l’autore ringrazia tutti i volontari della spedizione, che erano persone comuni con lavori comuni (o studenti) e non militari o avventurieri ma in una nota sottolinea come non vi fossero contadini. E spiga che i contadini erano troppo ignoranti e che quindi erano manipolati dai preti di paese a rispettare le leggi e lo status quo; in questa maniera gli sfruttati contadini erano un mezzo a favore della tirannide.
Chiedo al lettore: qual è il punto di questa affermazione?
I contadini? No!
L’ignoranza? Un po’ più vicino ma NO!
La religione? Neppure...
Il punto attuale è la manipolazione.
Il manipolato, per definizione, non si rende conto di essere sfruttato dal potere per mantenere l’ordine sociale.
Oggi, con l’istruzione scolastica diffusa, non c’è una classe di individui, contadini compresi, che sia particolarmente ignorante e, credo, tutti sappiano almeno leggere e scrivere.
Eppure c’è una buona fetta della popolazione che, nonostante la propria cultura e una significativa intelligenza, si fa manipolare: persone che continuano a credere come il vaccino anti-covid sia stata una benedizione che abbia salvato milioni di vite, che Putin sia folle e voglia conquistare l’Europa, che Israele sia l’unica democrazia reale del Medioriente, che vi siano differenze fra la destra e la sinistra italiana o fra i democratici e i repubblicani statunitensi o fra i laburisti e i conservatori inglesi (etc.), che l’UE ci abbia dato mille anni di pace, che la shampista (in pectore) miracolata alla guida dell’unione capisca qualcosa di ciò che fa, che l’euro ci abbia reso tutti più ricchi permettendoci di lavorare meno e simili topoi di una narrazione mediatica sempre più lontana dalla realtà e che diviene ogni giorno più paradossale e ridicola. Alle bugie a cui sono costretti a ricorrere i media vanno infatti aggiunte continuamente nuove bugie costruendo così con esse un castello di carte sempre più traballante e prossimo a crollare…
Ecco, queste persone, orgogliose della propria cultura e che guardano con disprezzo chi vorrebbe un cambiamento (positivo) e si ribella alla logica del “migliore dei mondi possibili” dei media sono proprio quelle che difendono lo status quo. Sono quelle persone utili al sistema, e quindi mai censurate dalle rete sociali ma anzi facilitate da esso, che rigurgitano in Rete (o sul lavoro, o fra gli amici etc.) la pappina propinata dai media dandole così una patina di approvazione popolare.
Non se ne rendono conto ma sono le stesse persone, dal punto di vista psicologico, che durante il fascismo sarebbero state fasciste o se trasportate nell’URSS degli anni ‘50 dei “compagni” comunisti integerrimi…
Forse la vera grande novità del XX secolo è che la manipolazione non colpisce più principalmente gli ignoranti ma ha invece allargato il tiro a tutta una fascia di popolazione identificata da una specifica tipologia psicologica che crede nell’autorità e nello statu quo sociale. Ma di questo ho già ampiamente scritto...
Recentemente ho terminato la lettura di “La giovine Italia” di Mazzini, una raccolta di articoli dello stesso autore, apparsi per la prima volta sulla omonima rivista, la “Giovine Italia”.
Onestamente speravo di trovare una qualche epigrafe per la mia epitome ma anche concetti interessanti, programmatici, su come dovrebbe essere riformata l’Italia, quali fossero i suoi problemi e le possibile soluzioni. Insomma mi aspettavo una serie di argomentazioni razionali dei meriti della repubblica e dell’unità italiana: poi, come mio solito, avrei avuto da ridire su molti di questi ma dalla critica costruttiva probabilmente ne sarebbe uscito qualcosa di buono.
Invece no: è tutta fuffa, super fuffa, ottocentesca: non una singola motivazione razionale ma solo appelli ai sentimenti, a seguire lo “spirito del tempo”, all’inevitabile trionfo della libertà, al dovere e all’onore di sacrificarsi per la patria e roba del genere.
Forse davvero in quel periodo, almeno in Italia, era forte l’ideologia romantica che non abbisognava di ragioni ma solo di ideali: il mio ideale della repubblica è migliore dell’ideale della monarchia e allora bisogna tutti essere per la prima e contro la seconda.
Mi si potrebbe obiettare “Ma povero Mazzini: gli articoli che scriveva sulla sua rivista volevano solo spronare i giovani alla ribellione per l’unità italiana! Di sicuro avrà scritto altro con i suoi obiettivi e ragioni chiaramente delineati!”. Non lo so, suppongo che sia possibile, però uno degli articoli traduce in italiano un lungo discorso, anzi la deposizione al processo, di un rivoluzionario francese: e qui abbiamo un sacco di idee concrete su come dovrebbe essere la Francia del futuro e perché. Mi chiedo quindi: se anche Mazzini aveva in mente idee simili perché non ha pubblicato direttamente le proprie invece di riportare quelle del collega francese?
Finito Mazzini sono passato a Garibaldi, col suo “I mille”, con scarsa aspettativa. Invece già nella prefazione dell’autore mi sono entusiasmato: questa è una persona concreta e razionale con le idee chiare e oggettive che ha capito bene gli equilibri del tempo, con una chiara percezione delle debolezze e dei limiti umani e sul loro impatto nella vita civile. Ho la netta sensazione, tanta acuta è la sua comprensione, che Garibaldi ai giorni nostri vedrebbe altrettanto chiaramente i vizi e le ingiustizie anche dell’attuale società moderna. Epigrafi molteplici.
Che poi si capisce che un buon generale debba essere lucido e oggettivo senza farsi distrarre o confondere dalle chiacchiere ideologiche e, chiaramente, Garibaldi è stato un grande generale…
Mi chiedo cosa Garibaldi pensasse di Mazzini: ho un vago ricordo, forse di un video di Barbero, che non gli piacesse ma forse mi sbaglio… chiedo al volo a chatGPT… ecco la sua sintesi finale: «Garibaldi pensava che Mazzini fosse un uomo di altissimi ideali e straordinaria rettitudine morale, ma politicamente utopista e rigido, incapace di adattarsi alle esigenze pratiche del processo di unificazione nazionale.»… si mi torna con quanto ho letto: un paio di volte, senza accennare a Mazzini, Garibaldi ribadisce l’importanza del pragmatismo e la monarchia come mezzo per arrivare all’unità italiana…
Beh, almeno Garibaldi riconosce a Mazzini la buona fede, e in effetti se sei in esilio all’estero e ti dedichi anima e corpo, senza arricchirti, a una missione ideale potrai anche essere inconcludente ma almeno lo sei per motivi validi…
Di tutti i concetti accennati da Garibaldi uno mi è rimasto particolarmente impresso: l’autore ringrazia tutti i volontari della spedizione, che erano persone comuni con lavori comuni (o studenti) e non militari o avventurieri ma in una nota sottolinea come non vi fossero contadini. E spiga che i contadini erano troppo ignoranti e che quindi erano manipolati dai preti di paese a rispettare le leggi e lo status quo; in questa maniera gli sfruttati contadini erano un mezzo a favore della tirannide.
Chiedo al lettore: qual è il punto di questa affermazione?
I contadini? No!
L’ignoranza? Un po’ più vicino ma NO!
La religione? Neppure...
Il punto attuale è la manipolazione.
Il manipolato, per definizione, non si rende conto di essere sfruttato dal potere per mantenere l’ordine sociale.
Oggi, con l’istruzione scolastica diffusa, non c’è una classe di individui, contadini compresi, che sia particolarmente ignorante e, credo, tutti sappiano almeno leggere e scrivere.
Eppure c’è una buona fetta della popolazione che, nonostante la propria cultura e una significativa intelligenza, si fa manipolare: persone che continuano a credere come il vaccino anti-covid sia stata una benedizione che abbia salvato milioni di vite, che Putin sia folle e voglia conquistare l’Europa, che Israele sia l’unica democrazia reale del Medioriente, che vi siano differenze fra la destra e la sinistra italiana o fra i democratici e i repubblicani statunitensi o fra i laburisti e i conservatori inglesi (etc.), che l’UE ci abbia dato mille anni di pace, che la shampista (in pectore) miracolata alla guida dell’unione capisca qualcosa di ciò che fa, che l’euro ci abbia reso tutti più ricchi permettendoci di lavorare meno e simili topoi di una narrazione mediatica sempre più lontana dalla realtà e che diviene ogni giorno più paradossale e ridicola. Alle bugie a cui sono costretti a ricorrere i media vanno infatti aggiunte continuamente nuove bugie costruendo così con esse un castello di carte sempre più traballante e prossimo a crollare…
Ecco, queste persone, orgogliose della propria cultura e che guardano con disprezzo chi vorrebbe un cambiamento (positivo) e si ribella alla logica del “migliore dei mondi possibili” dei media sono proprio quelle che difendono lo status quo. Sono quelle persone utili al sistema, e quindi mai censurate dalle rete sociali ma anzi facilitate da esso, che rigurgitano in Rete (o sul lavoro, o fra gli amici etc.) la pappina propinata dai media dandole così una patina di approvazione popolare.
Non se ne rendono conto ma sono le stesse persone, dal punto di vista psicologico, che durante il fascismo sarebbero state fasciste o se trasportate nell’URSS degli anni ‘50 dei “compagni” comunisti integerrimi…
Forse la vera grande novità del XX secolo è che la manipolazione non colpisce più principalmente gli ignoranti ma ha invece allargato il tiro a tutta una fascia di popolazione identificata da una specifica tipologia psicologica che crede nell’autorità e nello statu quo sociale. Ma di questo ho già ampiamente scritto...
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