Sadismo diffuso

Vabbè, lo scrivo per l’ultima volta dato che è inutile continuare a scriverlo sempre: pubblico su questo blog molto meno spesso di quanto pensavo di fare. I motivi sono molteplici ma, fondamentalmente, mi manca l’entusiasmo che avevo quando mantenevo il mio vecchio blog: era la sensazione di far crescere qualcosa…
Qui invece pubblico solo perché scrivere mi aiuta a memorizzare ciò che leggo: ma l’utilità è una motivazione meno forte dell’orgoglio.

Il libro di cui scriverò oggi è sempre il solito: “Fuga dalla libertà” di Erich Fromm del 1941. Da tenere presente l’anno di pubblicazione.
In particolare voglio riassumere il sottocapitolo “Autoritarismo” del capitolo 5, “Meccanismi di fuga”. Premetto che ancora non l’ho terminato di leggerlo ma in 26 pagine ho già accumulato diverso materiale interessante.

Nei capitoli precedenti Fromm ha spiegato come l’uomo moderno, per la struttura della società, tenda a sentirsi solo e debole: ha la libertà ma non la sicurezza di un posto nella società. È la libertà della giungla dove si deve lottare per sopravvivere e, anche quando si è al vertice, c’è sempre il pericolo di precipitare in basso.
Come convive l’uomo con questa insicurezza? Come riesce a superarla?
L’argomento del sottocapitolo è proprio il primo metodo usato dall’uomo per superare la sua ansia esistenziale: il cercare di “fondersi” con qualcosa di superiore, al di fuori del sé, che dia con la sua struttura ed essenza una garanzia di sicurezza.
Questo meccanismo di “fusione” è noto e si chiama sadomasochismo!
Il masochista si fonde col suo padrone delegandogli la propria libertà, mettendosi in suo potere, rinunciando al diritto di decidere con la propria testa cosa sia meglio per sé.
Ma anche il sadico dipende dalla propria vittima: è infatti la sua presenza che giustifica la sua sicurezza di essere qualcosa di più grande e forte. In pratica sono due facce della stessa medaglia che solo quando sono unite riescono a crearsi, reciprocamente, l’illusione di sicurezza.
«Il sadico ha bisogno della persona su cui esercita il suo dominio, ne ha proprio un grande bisogno, dato che il suo sentimento di forza ha radice proprio nel fatto che è il dominatore di qualcuno.» (*1)

Poi, chiarisce Fromm, quando si parla di sadomasochismo non si deve pensare solo alla coppia di lui con la musaruala e lei con il frustino e i tacchi a spillo: esistono infatti un’infinità di gradazioni intermedie. Tutti hanno in sé un po’ di sadismo o masochismo.

Mentre il masochismo è più semplice da comprendere nell’ottica di un bisogno di sicurezza (si delega tutto di noi a un’altra persona e non ci si preoccupa più di niente: rinunciare alla libertà delle scelte ci toglie infatti il peso della responsabilità) il sadismo è più complesso.
Prima di tutto il sadismo si espone in tre forme variamente intrecciate fra di loro: il controllo, lo sfruttamento e l’infliggere sofferenza (non necessariamente fisica ma anche psicologica).

Il rapporto di codipendenza fra sadico e masochista è illustrato da Fromm con un esempio forse oggi non troppo politicamente corretto ma che illustra bene la situazione.
Il marito sadico che maltratta la moglie e le dice continuamente che per lui può anche andarsene, se poi la donna lo lascia veramente, allora «[…] lui si dispererà, crollerà e la supplicherà di non lasciarlo: dirà che non può vivere senza di lei e dichiarerà che l’ama tanto, e così via.» (*1)
E così si instaura una sorta di tira e molla fra sadico e masochista.

Poi, ovviamente, soprattutto nei casi intermedi, questi comportamenti sadici e masochistici vengono razionalizzati e spesso confusi con l’amore o in altro modo. Soprattutto i comportamenti sadici che sono, in teoria, considerati meno ammissibili dalla società occidentale: il genitore sadico che punisce il figlio lo fa, si dice, per prepararlo alla vita, per renderlo migliore, non per appagare il proprio bisogno di dominio. Così per il capo ufficio che maltratta i propri sottoposti: “per farli rendere di più sul lavoro” dirà a se stesso.

Riassume poi Fromm: «Sia gli impulsi masochistici che quelli sadici tendono ad aiutare l’individuo a sfuggire all’intollerabile sentimento di solitudine e impotenza che egli prova. L’osservazione psicoanalitica di persone masochiste fornisce ampiamente prove […] che esse sono piene del terrore della solitudine e dell’insignificanza.» (*2)
«Le diverse forme che assumono le tendenze masochistiche hanno un solo scopo: disfarsi dell’io individuale, perdersi; in altre parole disfarsi del peso della libertà.» (*3)
«Nel primo caso [il masochismo] io mi dissolvo in un potere esterno; perdo me stesso. Nel secondo caso [sadismo] amplio me stesso rendendo un altro parte di me stesso; e in tal modo guadagno la forza che mi manca in quanto essere indipendente. È sempre l’incapacità di resistere alla solitudine del proprio io individuale che crea l’impulso a entrare in rapporto simbiotico con qualcun altro.» (*4)

Vabbè, per oggi ho scritto abbastanza.
Aggiungo solo che dopo queste considerazioni generali sul masochismo e il sadismo nei contesti individuali, Fromm passa ad esaminarli nel loro rapporto con la società.
E, per evitare di confondere il lettore con i significati associati alle perversioni sessuali, decide di non usare il termine “sadomasochismo” ma, semplicemente, “carattere autoritario” che va inteso come una gradazione minore presente in molte persone.
«Poiché il termine “sado-masochistico” viene associato a idee di perversione e nevrosi, preferisco riferirmi al carattere sado-masochistico, specialmente quando si tratta non del nevrotico, ma della persona normale, come al “carattere autoritario”» (*5)

Queste osservazioni mi hanno completamente chiarito ciò che avevo già intuito qualche anno fa quando un’insospettabile (almeno per me) vena sadica negli italiani era stata scatenata dalle norme che discriminavano i non vaccinati.
Ricordate, per esempio, gli infermieri che minacciavano su FB di torturare i non vaccinati che finivano in ospedale?
All’epoca ci scrissi almeno due pezzi in cui mi stupivo ed ero deluso da questo evidente sadismo ampiamente diffuso nella società (ricordiamo che accanto agli infermieri sadici vi erano migliaia di persone che li approvavano con i loro “mi piace”).
Ecco qui:
Deluso dagli italiani
Sadica frustrata

Chi avrà tempo e voglia di leggerli potrà osservare come le mie intuizioni psicologiche fossero corrette. Di sbagliato vi era solo il mio stupore perché, come spiegato da Fromm, sia sadismo che masochismo sono ampiamenti diffusi nella popolazione ma normalmente non appaiono evidenti: in determinate condizioni (come si è potuto osservare) possono emergere chiaramente.
«[…] il carattere sado-masochistico è tipico di vasti settori della classe media inferiore della Germania e di altri paesi europei, e, come si dirà più avanti, è su questo tipo di struttura di carattere che l’ideologia nazista ha esercitato il suo maggiore fascino» (*5)
Qui Fromm sbaglia solo a pensare che questo “carattere autoritario” sia diffuso solo in certe popolazioni europee: basti pensare a cosa succedeva nelle carceri gestiti dagli americani ai prigionieri iracheni dopo la guerra del Golfo. Oppure all’esperimento di Zimbardo (1971) noto come lo “Stanford Prison Experiment” in cui emerse un’imprevista vena sadica in normali studenti che, in pochi giorni, divennero spietati aguzzini dei loro coetanei?
Ma in pratica questo significa anche che i nostri infermieri che qualche anno fa facevano a gara di “like” scrivendo di come torturavano i non vaccinati, in altri periodi storici e geografici sarebbero stati dei bravi nazisti.

Nota (*1): tratto da “Fuga dalla libertà” di Erich Fromm (1941), (E.) Edizioni di comunità, 1980, trad. Cesare Mannucci, pag. 130.
Nota (*2): ibidem, pag. 135.
Nota (*3): ibidem, pag. 136.
Nota (*4): ibidem, pag. 141.
Nota (*5): ibidem, pag. 145.

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