Selezione intraspecifica
Avrei molto vecchio materiale di Fromm di cui scrivere ma dovrei controllare i miei appunti: troppo impegnativo. Il mio primo pezzo sarà invece su un libretto che ho iniziato da pochi giorni e, in particolare, su un paio di paginette che ho letto proprio ieri.
Il libretto in questione è "Gli otti peccati capitali della nostra civiltà" di Konrad Lorenz: ne lessi degli estratti su un blog che seguo (ma non mi ricordo più quale!) e così decisi di comprarlo e leggerlo alla prima occasione.
Come si intuisce dal titolo il libro tratta di una critica alla società moderna dal punto di vista del padre dell'etologia: un approccio insolito e, quindi, molto interessante.
Probabilmente tornerò a commentare anche i primi capitoli dato che hanno degli spunti notevoli ma, come ho spiegato, oggi voglio limitarmi a un concetto che ho letto proprio ieri nel capitolo IV, "La competizione fra gli uomini".
Come sa chi seguiva il mio vecchio blog (v. Da qui), per natura tendo ad associare concetti insieme anche ad anni di distanza: miei e di autori diversi.
In questo caso ho in mente Darwin e una mia riflessione nata dalla lettura "L'origine della specie".
Leggendo Darwin (e con in mente un documentario visto, suppongo, su Focus) elaborai una mia particolare teoria evoluzionistica che chiamai "selezione sessuale" (v. Teoria naturalistica) in cui la riproduzione è guidata non da caratteristiche utili alla sopravvivenza ma da altre che con essa non hanno niente a che fare.
Ovviamente la "selezione sessuale" normalmente andrebbe a braccetto con l'evoluzione che premia le caratteristiche che garantiscono maggiore sopravvivenza ma in alcuni casi cioè diviene falso. Avevo in mente l'esempio di un alce in cui le femmine si riproducono con i maschi dal palco di corna più grande: così la specie si era evoluta con i maschi con i palchi sempre più ampi, e che quindi necessitavano di più cibo, col risultato che, alla fine, la specie si estinse.
Opinavo poi che questo tipo di selezione può esservi solo quando la pressione da parte dell'ambiente non è troppo forte: ovvero se la specie prospera.
Come al solito era una mia idea: come scrissi a suo tempo immaginavo che questa teoria fosse già stata formulata ma non ne ero sicuro.
Ecco: Lorenz mi ha confermato che detta teoria esiste e la chiama "selezione intraspecifica" (*1). L'esempio che riporta è quello di un uccello, il "fagiano argo", dove il maschio, come il pavone, si accoppia con la femmina se le sue penne sono particolarmente lunghe: il problema è che le penne dell'argo sempre più lunghe gli rendono più difficile volare e quindi sopravvivere. Lorenz spiega poi che la pressione dell'ambiente tiene, IN GENERE, a bada questo fenomeno ma ciò non è evidentemente sempre vero. Col rischio che se si verifica una variazione nell'ambiente (per esempio l'arrivo di un nuovo predatore) allora la specie in questione rischia di estinguersi.
Non sapete quanto sono contento quando trovo conferma di una mia intuizione: avendone molte tendo sempre a temere di essere andato oltre, di aver avuto troppa fantasia. E invece poi, magari a distanza di anni, scopro che avevo ragione: questo mi rassicura anche per le altre mie idee e in particolare per la bontà di ciò che ho scritto nella mia Epitome.
Ma Lorenz non si ferma qui e applica la "selezione intraspecifica" anche all'uomo moderno (*2): la ricerca maniacale della ricchezza che porta a una società ultracompetitiva e angosciante, dove anche il tempo è denaro, non ha niente a che vedere con la sopravvivenza del singolo individuo ma è "necessaria" alla sua riproduzione.
In altre parole (Lorenz non lo dice esplicitamente ma è evidentemente una conseguenza diretta) sono le donne, attratte dagli uomini più ricchi, la causa ultima di una società tossica! Se le donne non selezionassero i propri compagni in base alla loro ricchezza allora gli uomini non perderebbero se stessi isolandosi nel lavoro (con anche i vari problemi di salute, mentale ma non solo, associati).
Tenete presente che Lorenz scrive questo suo saggio nel 1973: è importante ricordarsi sempre quando un'opera è stata scritta per inquadrarla nel giusto contesto storico.
Incidentalmente questa ipotesi di Lorenz spiegherebbe anche un mio dubbio (v. il già citato Teoria naturalistica): com'è possibile che una specie finisca per adottare criteri di selezione intraspecifica se questa va contro la sopravvivenza dei singoli individui?
Beh, almeno nel caso dell'uomo, la fissazione sul lavoro e il denaro porta a società più attive e complessivamente più competitive rispetto ad altre che non seguono le stesse regole: quindi è vero che il singolo individuo è più stressato e vive peggio e meno nella società moderna ma, COMPLESSIVAMENTE, questa stessa società più ricca gli garantisce una maggiore sopravvivenza (permettendo, per esempio, al singolo e alla sua prole di godere di migliori cure mediche, migliore istruzione, più sicurezza etc.).
In realtà non sono sicuro di quanto questa logica sia generalizzabile o se valga solo per la società umana...
Ecco una migliore generalizzazione potrebbe essere la seguente: inizialmente la caratteristica è effettivamente utile alla sopravvivenza del singolo e solo in seguito (quando ormai la femmina si è evoluta per scegliere il maschio in base a tale caratteristica) questa diventa negativa.
Per esempio forse inizialmente il fagiano argo: aveva le piume/ali troppo corte e il maschio che le aveva un po' più lunghe volava meglio (e sopravviveva di più) rispetto a quello che le aveva più corte; oppure il nostro alce maschio con le corna più grosse si difendeva meglio dai predatori (o scavava meglio il cibo nella neve) rispetto a quello che le aveva più piccole. E, nel caso dell'uomo, il maschio più attivo e intraprendente garantiva maggiore sicurezza (beh, questo è ancora vero in effetti!)...
Ma il punto di Lorenz è un altro: complessivamente la nostra specie, con la società che distrugge il proprio ambiente, rischia di portarci nel lungo termine all'estinzione. Da questo punto di vista il pensiero di Lorenz (del 1973) è molto attuale...
Ecco, incidentalmente dovreste aver capito anche la struttura del libro: in ogni capitolo è introdotta una caratteristica umana che, complessivamente, nella civiltà moderna (dove l'uomo con la sua scienza e tecnologia ha, almeno temporaneamente, vinto la pressione limitante dell'ambiente) ha l'effetto potenziale di mettere a rischio nel lungo termine la sopravvivenza della nostra specie.
Conclusione: Esiodo aveva ragione! Vedi La funesta genia
Nota (*1): secondo me avrebbe avuto maggior senso chiamarla "selezione intraspecie" ma il traduttore saprà senza dubbio meglio di me...
Finito di scrivere questo pezzo o chiesto a chatGPT se si dovrebbe dire “selezione intraspecie” o “selezione intraspecifica”: mi ha risposto che si dice “selezione sessuale” (!) e, più raramente, “selezione sessuale intraspecifica”!
Nota (*2): ovviamente anch'io ci avevo pensato ma non mi ero azzardato a scriverne niente!
Il libretto in questione è "Gli otti peccati capitali della nostra civiltà" di Konrad Lorenz: ne lessi degli estratti su un blog che seguo (ma non mi ricordo più quale!) e così decisi di comprarlo e leggerlo alla prima occasione.
Come si intuisce dal titolo il libro tratta di una critica alla società moderna dal punto di vista del padre dell'etologia: un approccio insolito e, quindi, molto interessante.
Probabilmente tornerò a commentare anche i primi capitoli dato che hanno degli spunti notevoli ma, come ho spiegato, oggi voglio limitarmi a un concetto che ho letto proprio ieri nel capitolo IV, "La competizione fra gli uomini".
Come sa chi seguiva il mio vecchio blog (v. Da qui), per natura tendo ad associare concetti insieme anche ad anni di distanza: miei e di autori diversi.
In questo caso ho in mente Darwin e una mia riflessione nata dalla lettura "L'origine della specie".
Leggendo Darwin (e con in mente un documentario visto, suppongo, su Focus) elaborai una mia particolare teoria evoluzionistica che chiamai "selezione sessuale" (v. Teoria naturalistica) in cui la riproduzione è guidata non da caratteristiche utili alla sopravvivenza ma da altre che con essa non hanno niente a che fare.
Ovviamente la "selezione sessuale" normalmente andrebbe a braccetto con l'evoluzione che premia le caratteristiche che garantiscono maggiore sopravvivenza ma in alcuni casi cioè diviene falso. Avevo in mente l'esempio di un alce in cui le femmine si riproducono con i maschi dal palco di corna più grande: così la specie si era evoluta con i maschi con i palchi sempre più ampi, e che quindi necessitavano di più cibo, col risultato che, alla fine, la specie si estinse.
Opinavo poi che questo tipo di selezione può esservi solo quando la pressione da parte dell'ambiente non è troppo forte: ovvero se la specie prospera.
Come al solito era una mia idea: come scrissi a suo tempo immaginavo che questa teoria fosse già stata formulata ma non ne ero sicuro.
Ecco: Lorenz mi ha confermato che detta teoria esiste e la chiama "selezione intraspecifica" (*1). L'esempio che riporta è quello di un uccello, il "fagiano argo", dove il maschio, come il pavone, si accoppia con la femmina se le sue penne sono particolarmente lunghe: il problema è che le penne dell'argo sempre più lunghe gli rendono più difficile volare e quindi sopravvivere. Lorenz spiega poi che la pressione dell'ambiente tiene, IN GENERE, a bada questo fenomeno ma ciò non è evidentemente sempre vero. Col rischio che se si verifica una variazione nell'ambiente (per esempio l'arrivo di un nuovo predatore) allora la specie in questione rischia di estinguersi.
Non sapete quanto sono contento quando trovo conferma di una mia intuizione: avendone molte tendo sempre a temere di essere andato oltre, di aver avuto troppa fantasia. E invece poi, magari a distanza di anni, scopro che avevo ragione: questo mi rassicura anche per le altre mie idee e in particolare per la bontà di ciò che ho scritto nella mia Epitome.
Ma Lorenz non si ferma qui e applica la "selezione intraspecifica" anche all'uomo moderno (*2): la ricerca maniacale della ricchezza che porta a una società ultracompetitiva e angosciante, dove anche il tempo è denaro, non ha niente a che vedere con la sopravvivenza del singolo individuo ma è "necessaria" alla sua riproduzione.
In altre parole (Lorenz non lo dice esplicitamente ma è evidentemente una conseguenza diretta) sono le donne, attratte dagli uomini più ricchi, la causa ultima di una società tossica! Se le donne non selezionassero i propri compagni in base alla loro ricchezza allora gli uomini non perderebbero se stessi isolandosi nel lavoro (con anche i vari problemi di salute, mentale ma non solo, associati).
Tenete presente che Lorenz scrive questo suo saggio nel 1973: è importante ricordarsi sempre quando un'opera è stata scritta per inquadrarla nel giusto contesto storico.
Incidentalmente questa ipotesi di Lorenz spiegherebbe anche un mio dubbio (v. il già citato Teoria naturalistica): com'è possibile che una specie finisca per adottare criteri di selezione intraspecifica se questa va contro la sopravvivenza dei singoli individui?
Beh, almeno nel caso dell'uomo, la fissazione sul lavoro e il denaro porta a società più attive e complessivamente più competitive rispetto ad altre che non seguono le stesse regole: quindi è vero che il singolo individuo è più stressato e vive peggio e meno nella società moderna ma, COMPLESSIVAMENTE, questa stessa società più ricca gli garantisce una maggiore sopravvivenza (permettendo, per esempio, al singolo e alla sua prole di godere di migliori cure mediche, migliore istruzione, più sicurezza etc.).
In realtà non sono sicuro di quanto questa logica sia generalizzabile o se valga solo per la società umana...
Ecco una migliore generalizzazione potrebbe essere la seguente: inizialmente la caratteristica è effettivamente utile alla sopravvivenza del singolo e solo in seguito (quando ormai la femmina si è evoluta per scegliere il maschio in base a tale caratteristica) questa diventa negativa.
Per esempio forse inizialmente il fagiano argo: aveva le piume/ali troppo corte e il maschio che le aveva un po' più lunghe volava meglio (e sopravviveva di più) rispetto a quello che le aveva più corte; oppure il nostro alce maschio con le corna più grosse si difendeva meglio dai predatori (o scavava meglio il cibo nella neve) rispetto a quello che le aveva più piccole. E, nel caso dell'uomo, il maschio più attivo e intraprendente garantiva maggiore sicurezza (beh, questo è ancora vero in effetti!)...
Ma il punto di Lorenz è un altro: complessivamente la nostra specie, con la società che distrugge il proprio ambiente, rischia di portarci nel lungo termine all'estinzione. Da questo punto di vista il pensiero di Lorenz (del 1973) è molto attuale...
Ecco, incidentalmente dovreste aver capito anche la struttura del libro: in ogni capitolo è introdotta una caratteristica umana che, complessivamente, nella civiltà moderna (dove l'uomo con la sua scienza e tecnologia ha, almeno temporaneamente, vinto la pressione limitante dell'ambiente) ha l'effetto potenziale di mettere a rischio nel lungo termine la sopravvivenza della nostra specie.
Conclusione: Esiodo aveva ragione! Vedi La funesta genia
Nota (*1): secondo me avrebbe avuto maggior senso chiamarla "selezione intraspecie" ma il traduttore saprà senza dubbio meglio di me...
Finito di scrivere questo pezzo o chiesto a chatGPT se si dovrebbe dire “selezione intraspecie” o “selezione intraspecifica”: mi ha risposto che si dice “selezione sessuale” (!) e, più raramente, “selezione sessuale intraspecifica”!
Nota (*2): ovviamente anch'io ci avevo pensato ma non mi ero azzardato a scriverne niente!
> la nostra specie, con la società che distrugge il proprio ambiente,
RispondiEliminaNon è la nostra specie, sono tutte le speci.
Se ricordo bene, in ecologia si chiama "principio di massima potenza", riformulazione in ecologia del lavoro di Lotka: sostanzialmente ogni specie cresce in popolazione al massimo che le risorse di cibo ed energia consentono (al punto di distruggere l'ambiente indispensabile per tutto ciò!).
Viene contraddetto dall'esperimento detto "fogna del conportamento".
Qui si aprirebbe spazio per varie osservazioni.
Beh, Lorenz specifica che le altre specie sono limitate dall'ambiente: il predatore che uccide tutte le prede muore di fame. Ogni specie crescerebbe indiscriminatamente ma ci sono dei meccanismi di feedback negativo che le tengono in un rapporto di omeostasi fra di loro.
EliminaÈ l'uomo che con la sua capacità tecnologica ha vinto questi meccanismo automatici e adesso cresce come un tumore.