Gli otto peccati capitali
Da diversi giorni ho finito di leggere Gli otto peccati capitali della nostra civiltà (1973) di Konrad Lorenz e voglio farne una breve sintesi.
fortunatamente in questo senso mi viene in aiuto il capitolo finale che riassume in quattro pagine gli otto peccati del titolo.
L’idea di fondo è che la società occidentale (ma a ruota il resto del mondo), senza rendersene pienamente conto, ha adottato dei modelli comportamentali che rischiano di causare la fine del genere umano o, comunque, della civiltà come la conosciamo oggi.
Vediamo qui di seguito quali sono questi peccati:
1. La sovrappopolazione.
Niente di nuovo qui: già Malthus a fine XVIII secolo aveva sottolineato il pericolo: la popolazione cresce in maniera geometrica mentre le risorse, quando va bene, lineare.
Per adesso la scienza è riuscita a tenere il passo della popolazione ma è chiaro che questo, prima o poi, non sarà più possibile.
2. Crisi ambientale.
Con l’aumento della popolazione l’uomo consuma sempre più risorse fra cui, ovviamente, l’ambiente. Anche questa è una conoscenza abbastanza acquisita.
3. Competizione umana.
L’uomo è in costante competizione con i propri simili, sia singolarmente che come società/nazione. Cercando il massimo vantaggio immediato (che spesso si traduce in profitto economico) l’uomo non ha riguardi per l’ambiente.
4. Insensitività psicologica.
Questo punto non è facile da spiegare e il sunto di Lorenz non aiuta molto.
Per quello che ho capito io la moderna tecnologia con tutte le sue comodità allontana il dolore/disagio dall’uomo. Lorenz spende poi molte pagine per spiegare dei meccanismi biologici basilari che vengono influenzati dall’assuefazione: se un anziano ha sempre un forte dolore alla schiena allora il giorno che tale dolore è solo debole gli parrà di stare bene; al contrario il giovane che non ha nessun dolore quando ne avrà uno debole gli sembrerà forte.
La cessazione del dolore può sembrare piacere perché la soglia di equilibrio si è spostata verso il dolore. Proverbio austriaco: “per fare un piacere al mio cane prima lo picchio forte e poi smetto”.
Ecco per Lorenz tutte le comodità del mondo moderno intorpidiscono la psicologia dell’uomo rendendola meno reattiva verso qualsiasi problema.
Il passaggio dal piano biologico a quello psicologico non mi convince totalmente ma può darsi che vi sia una parte di verità.
5. Deterioramento patrimonio genetico.
Anche questo punto non mi pare molto convincente. Diciamo che in generale Lorenz tende ad attribuire al singolo individuo la piena responsabilità delle sue azioni piuttosto che all’influenza della società e della cultura.
Osservando, dal suo punto di vista, la degenerazione della società arriva quindi alla conclusione che si tratti di un problema genetico.
Personalmente ritengo invece che le problematiche evidenziate da Lorenz abbiano invece un’origine sociale/culturale.
Vi è poi un altro aspetto che mi è piuttosto caro: la società tende a premiare gli individui che si approfittano di essa, i “furbastri”. Secondo me Lorenz sbaglia a considerarlo un fenomeno che si è verificato nel giro di una massimo due generazioni, è invece un processo millenario che però viene esaltato dalla società sempre più grande e in cui nessuno conosce i propri vicini di casa. Non voglio stare a ripetermi: riguardo questo argomento scrissi un bel pezzo nel mio vecchio blog: L’omo novo
6. Fine tradizione.
Questo punto è interessante. Lorenz (ricordiamo che scrive questo libro nel 1973 ovvero a 5 anni dal 1968) nota una spaccatura culturale fra giovani e anziani. Questa spaccatura è tale che i giovani vedono gli anziani come “un gruppo etnico estraneo” e quindi sono istintivamente contro di esso.
Il motivo è la scarsa comunicazione fra genitori e figli.
Bo, anche questo punto mi lascia perplesso: come accennato mi sembra che Lorenz si faccia influenzare troppo dagli eventi del proprio tempo.
A me pare che questo effetto sia dovuto principalmente alla disgregazione della famiglia e della comunità a vantaggio dell’influenza dello Stato: è un fenomeno osservato anche da Fromm, l’individuo è sempre più solo e quindi insicuro e quindi ansioso.
Paradossalmente credo che il legame genitori figli sia oggi più stretto che in passato: quello che manca sono i legami con il resto della famiglia (fratelli, zii, cugini e oltre), dei vicini di casa, dei compaesani etc. È da questo ambito più ampio che il giovane dovrebbe assimilare le tradizione; al contrario il giovane assimila oggi solamente quanto gli propone la televisione e Internet. La scuola poi, al di là del nozionismo, non insegna la tradizione ma il conformismo e l’ubbidienza all’autorità.
Un altro fattore giustamente evidenziato da Lorenz è che la rapidissima evoluzione della società, in primo luogo tecnologica ma non solo, fa sì che l’esperienza dei più anziani diventi presto obsoleta: il giovane che insegna al nonno a usare il telefonino gli vuole bene ma non lo rispetta come magari avveniva in passato quando l’anziano insegnava al giovane come, per esempio, fabbricare una cesta di vimini. Questo contribuisce a scavare una separazione più netta fra giovani e anziani.
7. Indottrinamento.
L’uomo è vittima della propaganda che lo spinge a essere un lavoratore/consumatore che produce e consuma senza preoccuparsi di niente altro. Il conformismo dilaga e chi pensa con la propria testa è guardato con sospetto.
Qui sono d’accordissimo con Lorenz.
8. Pericolo nucleare.
Questo pericolo è talmente evidente che Lorenz lo considera il meno probabile: l’uomo dovrebbe essere veramente stupido per rischiare una guerra nucleare.
Fino a quattro cinque anni fa sarei stato d’accordo con Lorenz poi però è arrivato il demente senile Biden e adesso siamo più vicini che mai a una guerra nucleare. Siccome però i media fingono di ignorare il pericolo la popolazione se ne sta tranquilla.
Perché, l’ho scritto molte volte nel mio vecchio blog, il vero pericolo è che la guerra nucleari scoppi per errore: per un difetto di comunicazione, per l’interpretazione errata di lancio di missili, per un caccia che sbaglia rotta, per un errore umano…
In verità questa brevissima sintesi non dà il giusto merito a Lorenz: mancano per esempio tutti gli esempi che provengono dalla comparazione col comportamento animale e i tanti sistemi fisiologici che, in fondo, sono alla base della psicologia evolutiva.
È un libro che risente un po’ del suo tempo cercando di spiegare la ribellione giovanile di quegli anni con giustificazioni un po’ deboli e che, paradossalmente, non spiegano perché oggi non vi sia più questo tipo di ribellione. Voglio dire che i fattori elencati da Lorenz che ne spiegano la ragione d’essere dovrebbero essere veri ancora oggi ma dato che adesso la ribellione giovanile non esiste più allora evidentemente non dipendeva così strettamente dai motivi da lui elencati.
Nel complesso un ottimo libro di cui consiglio la lettura: mi è piaciuto molto più di quanto le mie critiche potrebbero far pensare!
fortunatamente in questo senso mi viene in aiuto il capitolo finale che riassume in quattro pagine gli otto peccati del titolo.
L’idea di fondo è che la società occidentale (ma a ruota il resto del mondo), senza rendersene pienamente conto, ha adottato dei modelli comportamentali che rischiano di causare la fine del genere umano o, comunque, della civiltà come la conosciamo oggi.
Vediamo qui di seguito quali sono questi peccati:
1. La sovrappopolazione.
Niente di nuovo qui: già Malthus a fine XVIII secolo aveva sottolineato il pericolo: la popolazione cresce in maniera geometrica mentre le risorse, quando va bene, lineare.
Per adesso la scienza è riuscita a tenere il passo della popolazione ma è chiaro che questo, prima o poi, non sarà più possibile.
2. Crisi ambientale.
Con l’aumento della popolazione l’uomo consuma sempre più risorse fra cui, ovviamente, l’ambiente. Anche questa è una conoscenza abbastanza acquisita.
3. Competizione umana.
L’uomo è in costante competizione con i propri simili, sia singolarmente che come società/nazione. Cercando il massimo vantaggio immediato (che spesso si traduce in profitto economico) l’uomo non ha riguardi per l’ambiente.
4. Insensitività psicologica.
Questo punto non è facile da spiegare e il sunto di Lorenz non aiuta molto.
Per quello che ho capito io la moderna tecnologia con tutte le sue comodità allontana il dolore/disagio dall’uomo. Lorenz spende poi molte pagine per spiegare dei meccanismi biologici basilari che vengono influenzati dall’assuefazione: se un anziano ha sempre un forte dolore alla schiena allora il giorno che tale dolore è solo debole gli parrà di stare bene; al contrario il giovane che non ha nessun dolore quando ne avrà uno debole gli sembrerà forte.
La cessazione del dolore può sembrare piacere perché la soglia di equilibrio si è spostata verso il dolore. Proverbio austriaco: “per fare un piacere al mio cane prima lo picchio forte e poi smetto”.
Ecco per Lorenz tutte le comodità del mondo moderno intorpidiscono la psicologia dell’uomo rendendola meno reattiva verso qualsiasi problema.
Il passaggio dal piano biologico a quello psicologico non mi convince totalmente ma può darsi che vi sia una parte di verità.
5. Deterioramento patrimonio genetico.
Anche questo punto non mi pare molto convincente. Diciamo che in generale Lorenz tende ad attribuire al singolo individuo la piena responsabilità delle sue azioni piuttosto che all’influenza della società e della cultura.
Osservando, dal suo punto di vista, la degenerazione della società arriva quindi alla conclusione che si tratti di un problema genetico.
Personalmente ritengo invece che le problematiche evidenziate da Lorenz abbiano invece un’origine sociale/culturale.
Vi è poi un altro aspetto che mi è piuttosto caro: la società tende a premiare gli individui che si approfittano di essa, i “furbastri”. Secondo me Lorenz sbaglia a considerarlo un fenomeno che si è verificato nel giro di una massimo due generazioni, è invece un processo millenario che però viene esaltato dalla società sempre più grande e in cui nessuno conosce i propri vicini di casa. Non voglio stare a ripetermi: riguardo questo argomento scrissi un bel pezzo nel mio vecchio blog: L’omo novo
6. Fine tradizione.
Questo punto è interessante. Lorenz (ricordiamo che scrive questo libro nel 1973 ovvero a 5 anni dal 1968) nota una spaccatura culturale fra giovani e anziani. Questa spaccatura è tale che i giovani vedono gli anziani come “un gruppo etnico estraneo” e quindi sono istintivamente contro di esso.
Il motivo è la scarsa comunicazione fra genitori e figli.
Bo, anche questo punto mi lascia perplesso: come accennato mi sembra che Lorenz si faccia influenzare troppo dagli eventi del proprio tempo.
A me pare che questo effetto sia dovuto principalmente alla disgregazione della famiglia e della comunità a vantaggio dell’influenza dello Stato: è un fenomeno osservato anche da Fromm, l’individuo è sempre più solo e quindi insicuro e quindi ansioso.
Paradossalmente credo che il legame genitori figli sia oggi più stretto che in passato: quello che manca sono i legami con il resto della famiglia (fratelli, zii, cugini e oltre), dei vicini di casa, dei compaesani etc. È da questo ambito più ampio che il giovane dovrebbe assimilare le tradizione; al contrario il giovane assimila oggi solamente quanto gli propone la televisione e Internet. La scuola poi, al di là del nozionismo, non insegna la tradizione ma il conformismo e l’ubbidienza all’autorità.
Un altro fattore giustamente evidenziato da Lorenz è che la rapidissima evoluzione della società, in primo luogo tecnologica ma non solo, fa sì che l’esperienza dei più anziani diventi presto obsoleta: il giovane che insegna al nonno a usare il telefonino gli vuole bene ma non lo rispetta come magari avveniva in passato quando l’anziano insegnava al giovane come, per esempio, fabbricare una cesta di vimini. Questo contribuisce a scavare una separazione più netta fra giovani e anziani.
7. Indottrinamento.
L’uomo è vittima della propaganda che lo spinge a essere un lavoratore/consumatore che produce e consuma senza preoccuparsi di niente altro. Il conformismo dilaga e chi pensa con la propria testa è guardato con sospetto.
Qui sono d’accordissimo con Lorenz.
8. Pericolo nucleare.
Questo pericolo è talmente evidente che Lorenz lo considera il meno probabile: l’uomo dovrebbe essere veramente stupido per rischiare una guerra nucleare.
Fino a quattro cinque anni fa sarei stato d’accordo con Lorenz poi però è arrivato il demente senile Biden e adesso siamo più vicini che mai a una guerra nucleare. Siccome però i media fingono di ignorare il pericolo la popolazione se ne sta tranquilla.
Perché, l’ho scritto molte volte nel mio vecchio blog, il vero pericolo è che la guerra nucleari scoppi per errore: per un difetto di comunicazione, per l’interpretazione errata di lancio di missili, per un caccia che sbaglia rotta, per un errore umano…
In verità questa brevissima sintesi non dà il giusto merito a Lorenz: mancano per esempio tutti gli esempi che provengono dalla comparazione col comportamento animale e i tanti sistemi fisiologici che, in fondo, sono alla base della psicologia evolutiva.
È un libro che risente un po’ del suo tempo cercando di spiegare la ribellione giovanile di quegli anni con giustificazioni un po’ deboli e che, paradossalmente, non spiegano perché oggi non vi sia più questo tipo di ribellione. Voglio dire che i fattori elencati da Lorenz che ne spiegano la ragione d’essere dovrebbero essere veri ancora oggi ma dato che adesso la ribellione giovanile non esiste più allora evidentemente non dipendeva così strettamente dai motivi da lui elencati.
Nel complesso un ottimo libro di cui consiglio la lettura: mi è piaciuto molto più di quanto le mie critiche potrebbero far pensare!
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