Anomalia culturale
Oggi scriverò di libri ma solo indirettamente.
Si tratta di una riflessione che ho fatto ieri sull’importanza del leggere e del leggere classici: filosofici ma non solo, anzi. I grandi pensatori andrebbero letti: non solo Platone ma anche Galileo o Einstein. Oppure Freud, oppure Darwin, oppure Napoleone.. questa gente qui. Perché il loro pensiero non è banale e se ci hanno lasciato degli scritti vale la pena conoscerli.
Riflettevo infatti su quella che ora mi pare essere una chiara anomalia: nel mondo attuale, basato sulla scienza e la tecnologia, vi è un continuo passaggio di conoscenze tecniche che si sommano fra loro, si accumulano e crescono come una piramide i cui blocchi rappresentano la diverse scoperte scientifica.
I progressi tecnologici sono innegabili e ovvi per tutti. Questo è un aspetto.
Tramite i libri, o almeno la parola stampata, i grandi scienziati del passato ci hanno trasmesso la loro conoscenza, le loro scoperte, e su queste costruiamo e accumuliamo nuova conoscenza. Oramai le individualità si perdono e sono le singole scienze che, come animate da vita propria, progrediscono sospinte in avanti da ricercatori sempre più anonimi.
L’anomalia è che questo accade con la scienza: ma il pensiero di grandi pensatori del passato sembra invece ripartire da zero o poco più a ogni generazione.
Basta leggere, non so, una dozzina di autori classici diversi e già si possono osservare sovrapposizioni: lo stesso concetto, la stessa idea, magari vista da prospettive solo lievemente diverse, è presentata da due o anche più autori.
Più allarghiamo la nostra prospettiva e più ci accorgiamo che i progressi complessivi sono piccoli: chi scrive di libertà oggi non aggiunge molto di più a quanto scritto di libertà cento, duecento o mille anni fa. Non vi è progresso evidente.
Già Confucio, VI-V secolo a.C., affermava che i grandi filosofi dicono le “stesse cose”...
In parte, ovviamente, un motivo è che la scienza può dimostrare la propria correttezza mentre un filosofo, per esempio, può solo illudersi di farlo. In realtà un altro filosofo potrebbe avere idee completamente opposte e, un terzo, essere parzialmente d’accordo (e in disaccordo!) con entrambi. Questo è sicuramente vero e, temo, inevitabile.
Ma vi è anche un altro motivo: semplice ignoranza del passato. Non si può costruire sopra ciò che non si conosce.
Qui probabilmente si è avuto il più grande fallimento dell’istruzione moderna.
Evidentemente il nozionismo funziona, almeno parzialmente, quando si tratta di formule matematiche: anche se non si capisce realmente un teorema, se per esempio, se ne ignora la dimostrazione, comunque lo si potrà utilizzare per risolvere problemi.
Ma imparare formule vuote su cosa diceva Aristotele oppure Spinoza oppure Gandhi è completamente inutile se non se ne comprende il senso profondo. È una patina di istruzione che non forma l’individuo: si forniscono agli studenti dei mattoni che non sono dei parallelepipedi ma dei rettangoli bidimensionali. Non servono a niente, inutili per costruire la propria visione del mondo, e per questo presto dimenticati.
Poi, ovviamente, ci sarà chi approfondisce: chi si dedica a tempo pieno alla filosofia, ma questi individui sono le eccezioni: il mio punto è che nella cultura di un’epoca (e intendo principalmente quella moderna ma, mi pare, lo stesso si possa dire del passato) la cultura filosofica non penetra nella cultura della popolazione. La scienza sì, la filosofia no.
Il risultato di questa asimmetria è che mentre da un punto di vista tecnologico c’è una differenza incomparabile con non dico mille ma anche solo duecento anni fa, lo stesso non si può dire per i principi e gli ideali: da questo punto di vista siamo ancora al medio evo.
Eccessivo? Forse, ma non tantissimo.
Si potrebbe obiettare che nel medioevo c’era la caccia alle streghe ora invece, almeno in occidente, siamo liberi.
Sì, siamo liberi di non andare in chiesa ogni domenica ma la pressione della società è sempre presente. La religione è semplicemente stata sostituita dalla scienza: è divenuta irrilevante. Solo per questo ognuno può scegliere la sua. Vi è libertà nell’irrilevanza come, per esempio, scegliersi un pronome ma non, per esempio, su come curarsi.
È infatti bastata la pandemia per verificare che l’uomo comune di cosa sia la libertà e la sua importanza non ha capito assolutamente niente. La caccia ai no-vax era così diversa dalla caccia agli untori? A me pare che l’autorità della scienza venisse usata, malamente e incorrettamente, come un tempo si usava quella della religione. La libertà è oggi intesa come scegliere cosa ci pare limitatamente a quello che il potere ci permette di fare. Si può pensare con la propria testa ma solo se non contraddice ciò che dice il potere: grave, gravissimo, poi cercare di diffondere le idee se queste non sono allineate con la narrativa dominante.
E la democrazia? Quanti in Europa, intendo dei cittadini comuni, vogliono la guerra con la Russia? L’1%? Forse neppure…
Ma il potere, come una locomotiva senza freni, sta andando in quella direzione, evitando con accortezza di chiedere il parere della popolazione che dovrebbe rappresentare. Gli elettori provano a votare per l’opposizione ma il risultato non cambia: il potere, qualunque sia la forza politica al governo, non ascolta il popolo ma il suono del denaro.
Non vi è dubbio che anche oggi i soldati che muoiono credono di battersi per democrazia, giustizia e libertà mentre invece sono usati come strumenti privi di valore e segretamente derisi per la loro ingenuità.
Forse la differenza maggiore fra oggi e il passato è che le catene attuali sono invisibili: non ci accorgiamo di averle, crediamo di essere liberi, ci illudiamo che il popolo abbia il potere.
Ma semplicemente sono cambiati i mezzi per controllarlo: siamo più monitorati, divisi, spiati, influenzati, mille artifici psicologici ci portano a pensare in una certa direzione, la realtà ci viene descritta in maniera ugualmente distorta. Ubbidiamo senza accorgerci di ubbidire, pensando di essere liberi.
Onestamente non saprei cosa consigliare al singolo individuo: chiaramente leggere a casaccio i grandi autori del passato non farebbe male: ma muoversi a caso, e con il poco tempo libero a disposizione, non è efficiente.
Dovrebbe essere la scuola a cambiare il proprio paradigma di istruzione: si dovrebbero formare persone e invece si costruiscono lavoratori/consumatori che non penseranno con la loro testa ma saranno condizionati, fin dall’infanzia, a ubbidire al potere e a divenire conformisti. È questo il problema di fondo: è il potere che decide cosa la scuola insegnerà agli studenti e il potere vuole sudditi ubbidienti e non cittadini liberi.
Leggere classici (intendo grandi pensatori) quindi fa bene ma è come assumere delle medicine a caso sperando di guarire da una malattia. Certo sono farmaci speciali, senza alcun effetto negativo, ma è chiaro che ogni malattia dovrebbe essere curata con la medicina giusta.
Dovendo consigliare un libro, vedendo la pandemia di censura in corsa, consiglio a tutti il vaccino costituito da “Saggio sulla libertà” di John Stuart Mill. Questo sì un vaccino realmente senza controindicazioni.
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